PROCESSO TELEMATICO. SIMULACRO DEL PROCESSO. DALL’ECCEZIONALITA’ ALLA REGOLA. SI TORNA AL RITO INQUISITORIO.

Tutti sanno che dall’11.5.2020, per i soggetti detenuti, il processo potrà anche essere celebrato da remoto.

L’art 146 disp.att. cpp titolato “Aula udienza dibattimentale” recita: <<Nelle aule di udienza per il dibattimento, i banchi riservati al pubblico ministero e ai difensori sono posti allo stesso livello di fronte all’organo giudicante. Le parti private siedono a fianco dei propri difensori, salvo che sussistano esigenze di cautela. Il seggio delle persone da sottoporre ad esame è collocato in modo da consentire che le persone stesse siano agevolmente visibili sia dal giudice che dalle parti>>.

Ora il legislatore per una situazione del tutto temporanea, legata esclusivamente all’emergenza sanitaria vorrebbe che il processo si celebrasse, per il futuro, da remoto.

Che significa da remoto. Invece che nell’aula di udienza sita nel Tribunale, come stabilisce il codice di rito, le parti del processo potrebbero stare ognuna-in un sito inizialmente comunicato, e quindi non  più tutte nella stessa aula, ma ognuna in una stanza virtuale che potrebbe anche non essere il Tribunale, unico luogo deputato alla celebrazione di un processo.

Quindi, in una stanza virtuale siederà il giudice con il suo ausiliario che potrà anche essere in un’altra stanza. Il PM nella sua stanza. L’imputato detenuto in carcere seguirà il processo nella saletta allestita nel carcere o presso la PG, il difensore si troverà presso il suo studio.

Così che fine faranno i principi di oralita’, immediatezza e concentrazione del contraddittorio in uno ai diritti costituzionali (diritto alla difesa e quello alla privacy) per una norma comunque introdotta per un fatto emergenziale ?

Ma un momento emergenziale, dovuto alla pandemia, non può diventare la regola per il prossimo futuro.

Ma se riapriranno le fabbriche per quale motivo non potrebbero riaprire i Tribunali con tutte le precauzioni necessarie e dovute (distanziamento interpersonale ecc.).

E’ anche vero che il legislatore, in alternativa, ha previsto anche che il dibattimento si possa celebrare a porte chiuse. Allora se è stata prevista l’udienza a porte chiuse perché con le dovute precauzioni (distanza interpersonale-utilizzo di mascherina e guanti – celebrazione dei soli processi urgenti, alleggerimento dei ruoli di udienza con una calendarizzazione dei processi con chiamata ad orario stabilito), non si può tornare nelle aule, senza rinunciare alle garanzie e alle procedure di prima?!

Noi penalisti di Nocera Inferiore vogliamo che il processo si svolga in aula, alla presenza di tutte le parti, vogliamo tornare a lavorare, vogliamo tornare a indossare la nostra toga. Il processo deve rimanere nei confini costituzionali, mentre, invece, il processo telematico, a distanza comprime i diritti fondamentali della difesa e dell’imputato, è profondamente ingiusto e non rispetta la Costituzione. Se così non sarà, allora sarà il ritorno ad un processo inquisitorio. Niente più oralità, ci limiteremo alle acquisizioni di atti raccolti, nella fase delle indagini, da remoto dalla PG come vorrebbe la Commissione Programmazione Economica e Bilancio del Senato che in sede consultiva ha peggiorato, con una serie di emendamenti, le norme sul processo a distanza.

Sperando che il nostro grido d’allarme venga ascoltato e valutato da chi di dovere.

Nocera Inferiore, addì 22 aprile 2020

Avv. Rodolfo Viserta

(Presidente della Camera Penale di Nocera Inferiore)

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